La pace che sgorga dal cuore
e a volte diventa sangue,
il tuo amore che a volte mi tocca
e poi diventa tragedia la morte qui sulle mie spalle,
come un bambino pieno di fame che chiede luce e cammina.
Far camminare un bimbo è cosa semplice,
tremendo è portare gli uomini verso la pace,
essi accontentano la morte per ogni dove,
come fosse una bocca da sfamare.
(“La pace”, Alda Merini)
ATTUALIZZANDO.. IN MORTE DI MIO SUOCERO, UN UOMO PERBENE
Questa mattina, dopo un’agonia straziante, priva di speranze. Aveva ottantasei anni, Egidio Serra, ma fino a un mese fa era un uomo forte, fiducioso, che sapeva lottare contro le avversità, e aveva le energie per farlo e per riuscirvi, benchè malato – incurabile – da tanto tempo. Poi, come succede non solo a quell’età, gli si è spenta la voglia di vivere, ha ceduto di colpo. Ma aveva un cuore troppo forte, per arrendersi con facilità: la sofferenza è stata indicibile, per lui e per la sua famiglia. Mia moglie, a Genova, lo ha assistito come solo una brava e amorosa figlia può fare, giorno e notte, fino all’ultimo respiro. Egidio era un marinaio, un lavoratore infaticabile. La serenità e le ostilità che il mare propone, spesso alternando i suoi umori imprevedibili da un’ora all’altra, gli avevano insegnato ad affrontare la vita, a metterlo in guardia contro la calma apparente, a temere il destino improvvisamente contrario. Come ogni uomo limpido, ti guardava dritto negli occhi, diceva senza soggezione, e spesso bruscamente, ciò che pensava; non gli piacevano compromessi e mediazioni. Era un irriducibile tifoso dell’Inter, che amava fin da ragazzo con la passione di un fidanzato, eterno innamorato. E’ stato un padre esemplare e un nonno non inferiore a nessuno, quanto ad affetto e attenzione per i nipoti. Le sue ceneri, come desiderava, saranno disperse nel mare della sua isola, alla Maddalena.
Questa nota è anche, per un me, un diario quotidiano. Vi chiedo scusa per l’esternazione di un dolore, e di un lutto privato. Penso che siano sentimenti riconoscibili e uguali per tutti, in circostanze analoghe.
IN SINTESI, CIO’ CHE PENSO DI NAPOLITANO
Troppi giri di parole, troppa drasticità e troppe durezze, troppi insulti, troppe piaggerie strumentali e interessate, troppi difensori che si autonominano d’ufficio, troppo chiasso e troppi silenzi: tutto questo gira, da anni, intorno a Napolitano. Il paradosso, nella nostra fantastica Italia, è che le forze politiche (oggi divise) pochi mesi fa lo hanno rieletto Presidente per la seconda volta, cosa inaudita, a stragrande maggioranza, senza neanche tener conto della sua età, palesemente e vergognosamente incapaci di trovare un nome alternativo (dopo aver bruciato disinvoltamente le candidature, ineccepibili, di persone come Stefano Rodotà, Romano Prodi, Franco Marini).
Vorrei dare, dall’angolino di questa newsletter, un modesto buon esempio: dicendo sinceramente ciò che penso, cercando la massima oggettività per me possibile, senza secondi fini. E dunque: 1. Non credo che, ragionevolmente, si possa negare, il fatto – importante e grave – che Napolitano abbia oltrepassato a dismisura i confini e le tradizioni istituzionali, attribuiti – nella Repubblica – al Quirinale. 2. Che i suoi comportamenti (eccessivi persino al di là dei limiti esistenti per un presidenzialismo che da noi comunque non è previsto), siano utili o negativi per il Paese, dipende da valutazioni personali, dagli schieramenti, dai partiti, dagli studiosi della Costituzione. Che sono, tutti, in disaccordo. Faccio prima, io, a dire che non saprei rispondere. 3. Mi sembra tuttavia che la strada intrapresa da Napolitano sia pericolosa. La vera domanda di fondo è questa: è giusto sopportare o chiudere un occhio, di fronte alle esondazioni del Presidente? E’ giusto che, prima di rispondere a questa per me prioritaria domanda, ci si chieda se la sua azione risulti, per poco ortodossa che sia, utile o dannosa al destino del nostro paese? La mia risposta, dal profondo della coscienza, sarebbe: no, non è giusto; perchè è una strada che può spalancare, al buio, un precipizio per sviluppi temibili, antidemocratici. Ma debbo ammettere di sentirmi molto confuso di fronte alla straordinarietà incredibile del caso italiano, dell’instabilità, della crisi economica e dei fuochi sociali che già minacciano di esplodere. Penso di aver detto la mia con sincerità e chiarezza, mi auguro che negli infiniti ed estenuanti talk show ci siano altri, più preparati, rappresentativi e meritevoli di me, che sappiano dirci ciò che pensano, senza veli, senza cortigianerie, senza fini particolari.
CIO’ CHE PENSO DEI FORCONI
E con altrettanta sincerità voglio dire ciò che penso della protesta dei forconi. Ho espresso la mia solidarietà per questa semplice convinzione: le manifestazioni diffuse in mezza Italia nascono – spontaneamente – da sofferenze reali e quotidiane, insostenibili, della nostra gente. 1. E’ sofferenza reale, non strumentalizzata, dunque. merita solidarietà. 2. Meritevole della massima attenzione. L’ottusità e la cecità della nostra classe politica, come sempre indifferente verso i deboli, non solo è esecrabile sul piano etico, ma pericolosa – a rischio – sul piano sociale. La gente non ne può più. Non mi interessa che il movimento di chi protesta si sia già diviso: è la controprova della spontaneità con cui il movimento si è affacciato alla ribalta. Oggi i forconi sono deboli, forse, è divisi. Ma è il malessere che dovrebbe farci riflettere, e i politici al governo, se non per umanità, sarebbero a occuparsene e preoccuparsene. Oggi pochi e divisi i forconi domani potrebbero essere molti uniti: il seme di una rivolta nazionale e comprensibile perchè, alla base, c’è una società governata senza equità e senza giustizia, senza speranza e senza rispetto della dignità dell’uomo.
RENZI NEI COMPORTAMENTI E NEL LINGUAGGIO E’ IMBATTIBILE. PER ORA.
Diciamo ciò che ci pare, ma Renzi è davvero imbattibile nell’immagine, sembra uscito dalla sceneggiatura di un film americano, ovviamente una commedia. Il neosegretario del Pd partecipa alla festa natalizia rituale offerta dal Quirinale, ma evita di sedersi in un posto d’onore nelle prime file, scivola in punta di piedi in nona fila (così i giornali l’hanno conteggiato), poi al momento del buffet se la svigna all’inglese, senza alzare il calice col Presidente, e con la folla smisurata dei sempre presenti. E bravo Renzino: ti aspettiamo sempre alla prova dei fatti, ma anche questi sono fatti, sostanza e non semplice forma. A proposito: che ne dite di quella piazza del Quirinale, stracolma di macchine blu? Nessun pomodoro, nessuna multa per sosta vietata, neanche un pernacchio? Quanto siamo buoni e pazienti, noi italiani.
GALLI DELLA LOGGIA SI CONTIENE, ROSSELLA PRECIPITA
Applausi: oggi Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere, ha chiuso in prima pagina il suo editoriale, non ha sconfinato nelle pagine interne. Non è la prima volta che succede, ma è rarissima, va segnalata, onorata. Come? Per quanto mi riguarda ho letto il suo articolo parola per parola, senza condividerne una sola. I volenterosi facciano la stessa cosa e mi aiutino a capire: a me è sembrato che il prof si aspetti o desideri (coinvolgendo capziosamente il popolo italiano nella sua personale aspettativa) l’avvento sulla scena politica di un uomo forte. Boh!
Senza forza, anzi di marzapane, si conferma il nostro amico Rossellino 2000, nella sua rubrica “Alta società”, dopo prove che parevano promettenti nelle ultime puntate. Oggi, addirittura, esalta la mozzarella che si mangia a casa di Aurelio De Laurentiis. La migliore che esista a Roma! Bum! Carletto: se ti mando gli indirizzi di buoni mozzarellari romani, frequentabili senza obbligo di esaltarli dopo aver gargarozzato, li pubblicherai? Almeno nel nome della mozzarella e della bufala, riconosci la pole position di noi della bassa società?
17-12-2013
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