“Mohamed al Fayed si lamenta. Il Ritz, in via di restauro, non aprirà prima della fine del 2014. Ancora un anno e più di attesa per il ‘grand soufflè a l’orange” dell’Espadon. (Carlo Rossella, rubrica “Alta società”, Il Foglio, 16 ottobre 2013).
ATTUALIZZANDO… CARLO ROSSELLA, SOFFRI ANCHE TU?
Mi rivolgo agli animi meno sensibili, consapevole che quelli più sensibili – nel Paese di anema e core – siano già turbati. Come faremo stasera a prendere sonno con serenità? Non ci bastavano il caso Priebke, le tragedie dei profughi, la sospetta manovra finanziaria, i femminicidi, lo scempio che Brunetta ha fatto di Fabio Fazio e per ultimo la squallida partita della nostra Nazionale contro l’Armenia. Macchè, ora, grazie a Carletto, quel che resta del nostro cuoricino deve anche affliggersi per il malessere di Mohamed: come si fa a vivere, per più di un anno, senza quel grand soufflè? Una domanda sorge spontanea: si tratta di un malessere esclusivo dello sceicco, oppure la privazione è condivisa anche da Rossella 2000? O forse, addirittura, ci sono folle per strada che protestano contro la lentezza dei lavori in corso al Ritz? Per consolare tutti, e così dormirò tranquillo, un consiglio: a Parigi esiste “Le soufflè”, un ristorantino che propone nel menù solo soufflè, dolci e salati. Mi perdonerete se non troverete quello all’orange? Quasi quasi telefono a Marisela Federici – sto per andare a pranzo da lei – di far preparare un soufflè da far impallidire d’invidia Mohamed, Rossellino nostro e tutti i rosselliani.
IL PAPA, SCALFARI, IL DIBATTITO DIVINO… VINCE FERRARA
Il Papa scrive a Scalfari, gli dà udienza, Scalfari si inventa secondo tradizione un’operazione straordinaria di marketing, tutti scrivono al pontefice (anch’io!), forse per inserirsi nel dibattito divino e terrestre… Ma il vero vincitore di questa epopea mistica, (ir)religiosa, insensata, divertente, disperante è Giuliano Ferrara. Per qualità superiore di scrittura e di cultura, per rigore giornalistico, per intelligenza, per la rinuncia (perfino!) alla vanità con cui copiosamente invece Scalfarone esibisce il regalo – i regali – che inopinatamente gli ha fatto Francesco. Caro Ezio Mauro, direttore de “La Repubblica”, capisco bene che di fronte al Fondatore ci siano problemi di diplomazia e di delicatezza, però… Gli scritti di Giuliano, quelli di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (credenti e critici, assurdamente cacciati per punizione dalla Radio di Maria), di Maurizio Crippa e di tanti altri, sono di livello superiore rispetto a quelli del cinguettìo di Eugenio, galvanizzato da Francesco e di altri prelati sul tuo giornale, all’avanguardia negli argomenti culturali. Piacerebbe a molti, ti assicuro, che anche tu intervenissi, per moderare l’oggettiva deriva imposta dall’alluvione del tuo predecessore. Ha ragione il geniale Carlo Freccero: non essendo riuscito a diventare senatore a vita, Scalfari ora insegue la possibilità di essere nominato Cardinale? Almeno La Repubblica, questo lo aggiungo io, si libererebbe dell’ingombro.
BERLUSCONI NON FUGGIRA’. COSI’ DICE CHI LO INCONTRA
Questa l’ho saputa a pranzo nella magnifica terrazza romana dell’Eden (una stella Michelin, ma deploro l’assenza dei funghi nel menu – mica lascio solo Rosselluccio a fare il cagacazzi!), in compagnia di un vecchio amico, che ha tuttora occasione di parlare direttamente con l’ex premier. Ebbene, ho saputo che il Cav, oltretutto ben consigliato dai figli, ha deciso drasticamente di escludere una opzione, chiacchierata, sul suo destino: la fuga o, comunque, un rifugio all’estero. “Non lo farò mai, sarebbe un gesto contro la mia storia, contro ciò che ho fatto, un tradimento verso milioni d’italiani che credono in me…
Affronterò tutte le battaglie necessarie e subirò, se costretto, la tirannia dei giudici.” Proposito lodevole e dignitoso. Tutti e due, il mio amico e io, abbiamo convenuto che non ci sarebbe da stupirsi di fronte a un improvviso cambiamento di idea: Berlusconi ne ha fatti tanti! Ma questa volta la sua decisione, neanche tanto sofferta, è persuasiva. E peraltro, a oggi, la fine forse è nota, ma non ancora scritta: si allungano i tempi per il voto al Senato, il Cav e i suoi seguaci sostengono che la legge Severino non possa essere considerata retroattiva. Chi riesca a capire che cosa succederà alla fine, ce lo dica.
DIOGENE CERCA L’UOMO. IO, LA DONNA
Sempre questo mio amico, amante dell’arte, mi ha confidato di aver acquistato un gran bel dipinto: Diogene che con la lanterna cerca l’uomo… L’autore è noto anche per aver affrescato alcune sale del Senato. Ho visto il quadro: bellissimo, anche se non è, come si dice, il mio genere (chissà cosa significa questa curiosa espressione…). Ho pensato che Diogene doveva essere molto esigente oppure la lanterna gli concedeva luce fioca. Nella mia vita ho incontrato tanti uomini veri, e qualcun altro lo incontro ancora. E anche donne, il mio torto è non averle capite, aver sciupato con loro la potenzialità di rapporti meravigliosi. Confesso e mi pento: sono stato amato assai più di quanto meritassi. Quando mi hanno lasciato, esaurite di fronte alla mia leggerezza, sono state spietate: nessun recupero. Solo la mia prima moglie mi è rimasta avvinta, come l’edera: al di là del bene e del male. Dunque, aspettando i rallegramenti di tanti eredi di Diogene, conto sulla prima. E spero, se la lanterna mi assiste ancora, nella prossima.
MA CHE COLPA HA BALOTELLI?
Noi italiani, ma forse non solo noi, per la partecipazione al caos, grande problema della società moderna: in particolare nessuno accetta il suo ruolo, nè rispetta quello degli altri. Cominciando, come ben sappiamo, che molti magistrati vogliono fare politica e molti
politici vorrebbero stendere a terra i magistrati. Ma l’elenco della confusione è lungo. Ad esempio, anche i critici calcistici fanno casino, per il caso Balotelli, il nostro bravissimo attaccante. Chissà cosa si aspettano da lui: non basta a nessuno che sia un campione, e puntualmente lo dimostra – come ha fatto ieri, raddrizzando – e giocando chissà perchè meno di un tempo – l’irritante partita della nostra Nazionale contro, figuriamoci, l’Armenia. Basta che esca uno sbadiglio, o una battuta infelice, o una sciocchezza, dalla bocca di SuperMario (succede a quasi tutti i ragazzi della sua età) e si apre una polemica nazionale. Ma non vi bastano i gol e le giocate del fuoriclasse? Macchè, il supermoralismo, guaio costante con bandiera tricolore, pretende ben altro: che sia un santo, che sia un esempio, un eroe, uno scienziato, un politico, un uomo impegnato contro camorre e malaffare, che non usi Twitter, che legga libri importanti; insomma che sia, almeno, un po’ ipocrita e non dica sempre ciò che pensi! “Voi mi criticate e io segno”, ha sibilato ad esempio ieri ai giornalisti, a caccia di un altro pretesto, per massacrarlo. Fantastico. I critici continueranno a intingere il biscotto nel nulla e Balotelli, sui campi di calcio, continuerà a dare – spero e gli auguro – spettacolo.
16-10-2013
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