“Durante una visita a New York, dopo che Andreotti era andato a un breakfast in arcivescovado, le suorine commentarono con il vescovo Francis Spellman che bisognava pregare per quell’italiano alto, magro e smunto che sarebbe vissuto poco…Perchè non mangiò nè le uova nè il bacon nè i cereali che gli avevano preparato. E questo venne interpretato come un segno della sua cattiva salute…Ma lui, ogni mattina che Dio manda in terra, ha sempre inzuppato il cornetto nel cappuccino.” (Luigi Bisignani e Paolo Madron, “L’uomo che sussurra ai potenti”, Edizioni Chiarelettere, 2013).
ATTUALIZZANDO…
Come già detto e scritto, il libro di Bisignani è una miniera di rivelazioni forti e di piccoli, divertenti retroscena, sotto la sollecitazione di un intervistatore competente, un fuoriclasse come Madron. Succede a tutti i potenti (ma anche a chiunque, senza orpelli di potere o di ruoli istituzionali) di trovarsi, per ragioni diplomatiche, in condizioni di difficoltà: soprattutto per l’abbigliamento, per il linguaggio e per i cibi da accettare in pranzi ufficiali… Di recente ho recensito un bel libro di gastronomia, “Gente di buona pasta”, voluto dall’Eni per celebrare (visibile cliccando su Gente di buona pasta) “Il gatto selvatico”, una rivista che definire aziendale sarebbe offensivo addirittura più che scioccamente riduttivo. In realtà, un gioiello dell’editoria, non solo italiana. La mia video intervista sarà proposta domenica, in conclusione del meraviglioso Festival della Letteratura di Mantova. Nel “Gatto selvatico” c’era, tra decine di altre idee e chicche d’ingegno, una rubrichina gastronomica di livello culturale insolito, sia per quanto si leggeva all’epoca (1955-1963), sia per quanto abbiamo letto dopo. Per dare l’idea: Gadda, l’immenso Gadda, firmò una ricetta del risotto alla milanese, una ricetta minuziosa per tutti gli aspetti, dagli ingredienti alla cottura, ma soprattutto per la preziosità letteraria esibita dallo scrittore, famoso per le sue innovazioni del linguaggio. Ma torniamo a bomba, come si dice: un divertente capitolo raccoglie le esperienze vissute dai giovani dirigenti (famosi e no), sguinzagliati da Mattei in tutto il mondo, nei Paesi ricchi di petrolio, per preparare o concludere affari importanti per gli interessi italiani. A molti (anche a Egidio Egidi, che poi sarebbe diventato addirittura presidente dell’Eni), toccò l’obbligo di gustare col sorriso sulle labbra pietanzine come insalate di insetti, occhio di montone, varie robette tratte dai serpenti… Altro che il cappuccino negato ad Andreotti!
“IL GATTO SELVATICO”, IL GENIO DI MATTEI E BERTOLUCCI
Quante volte ho detto che adoro la genialità, senza pregiudizi politici, religiosi, razziali e di nessun altro genere? E senza confronti e classifiche, impossibili sia che si tratti di importanza e di beneficio per noi gente comune, sia che si tratti di fama, di successo, di riconoscimenti. Adoro Mattei dunque, l’uomo che ricostruì l’Italia e la impose come protagonista nelle guerre per la conquista del petrolio: alla fine, patriotticamente vi lasciò la vita, ucciso da un attentato di matrice ancora misteriosa (a mio parere i mandanti non furono gli americani, come si pensa diffusamente, ma i servizi segreti francesi, che persero il dominio sull’Algeria di fronte alla ribellione di Ben Bella, sostenuto da Mattei). Ma parlando di Mattei a proposito della rivista “Il gatto selvatico”, quando gli venne in mente di realizzare un giornale aziendale “che potesse essere letta con gusto dal presidente della Repubblica fino all’ultimo dei suoi dipendenti”, il presidente dell’Eni non chiamò un qualsiasi grigio e bravo redattore tuttofare o – impensabile per lui – un raccomandato speciale, ma propose la direzione ad Attilio Bertolucci.
Il poeta Attilio Bertolucci era, a suo modo, un altro genio. Definirlo poeta è troppo semplice. Era un geniale uomo di cultura: poeta, scrittore, presente alla radio e in televisione come autore e coordinatore di memorabili rubriche. Lo definirei un inventore e valorizzatore di arte e di artisti… Ieri ho esaltato Leo Longanesi, che insegnò percorsi fondamentali a personaggi di grande rilievo in giornalismo e in letteratura (a proposito colgo l’occasione per correggere un lapsus: ho attribuito al libraio Cesarino Branduani la rievocazione di uno scatto d’ira che Leo ebbe verso Vitaliano Brancati… Il ricordo è di Indro Montanelli, citato da Branduani. Di citazione in citazione mi sono smarrito. Non potendo chiedere scusa ai protagonisti, tutti purtroppo defunti, Brancati e Montanelli, Branduani e Longanesi, invoco comprensione da parte dei miei colti lettori: Bene. Attilio Bertolucci era affine alla categoria intellettuale di Longanesi: Leo lanciava gli allievi scoprendone il talento nascosto, Attilio era stimato e apprezzato, e amico personale, delle migliori firme della sua epoca. Le raccolse tutte intorno al “Gatto”: Leonardo Sciascia, Giorgio Bassani, Mario Soldati, Natalia Ginzburg e il regista Blasetti e i fratelli Taviani e Moravia, i poeti Leonardo Sinisgalli e Alfonso Gatto, gli scrittoriCarlo Cassola, Raffaele La Capria, Enzo Siciliano, Giuseppe Berto, Goffredo Parise, Anna Banti, Romano Bilenchi, Alberto Bevilacqua, Italo Calvino, Carlo Emilio Gadda! L’elenco non si conclude così: ci sono molti altri personaggi, che oggi non mi vengono in mente. Ma tornerò a scriverne, capite perchè “Il gatto selvatico” fu una rivista di straordinaria valenza?
DA LONGANESI E BERTOLUCCI A FERRARA E SGARBI, MA CARLO ROSSELLA?
Oggi emuli di uomini come Longanesi e Bertolucci? Direi di no, perchè ogni personaggio ha le sue radici, la sua storia e l’ingegno suo proprio – che è sempre libero e non governabile, quando è vero ingegno. Oggi grandeggia Giuliano Ferrara, quanto a libertà di cervello, qualità di scrittura e buona disposizione ad occuparsi del talento dei giovani (in più, la passione politica). Di Ferrara apprezzo tutto, solo non ho mai capito il perchè della rubrica “Alta società”, non firmata ma compilata da Carlo Rossella: anche lui un genio, più che un borghese, piccolo piccolo. Nelle relazioni, di cui meglio di ogni altro sa gestire i tessuti e gli equilibri: Montezemolo, Della Valle, ma anche Ferrara, il fu Gianni Agnelli ma anche un cicinìn di angostura, cioè Carlo De Benedetti, Berlusconi ma anche gli amici del suo ex Pci… Mi fermo qui: grandissimo. Carletto a parte, “Il Foglio” di Ferrara è la più grande fucina culturale degli ultimi vent’anni, geniale per la raffinatezza di chi ci scrive e per il confronto di idee, per la sapienza e per l’ironia.
Altro genio culturale è Vittorio Sgarbi, ma la libertà del suo talento è tale da renderlo inaffidabile – tanto si fa gioco di tutti, a partire da se stesso! Viene a recensirti un libro e te lo stronca, gli dai un appuntamento ed è sempre in ritardo, peraltro atteso dai leccaculo; in politica sarebbe il miglior speaker e anche leader della Destra, ma è troppo irriverente per poter essere accettato. E infine è troppo egocentrico e primattore per poter lasciare spazio ai giovanotti che si avvicinino alla sua scuola. Ma il genio c’è.
UNA PERPLESSITA’: SCALFARI SU SCOLA
Considero Ettore Scola un grandissimo e “La famiglia” uno dei film che periodicamente rivedo con tenerezza. Dunque morivo dalla voglia di vedere il suo film su Federico Fellini. Morivo. Ma mi sono rianimato, quando stamattina ho letto un elogio, vuoto e gonfio allo stesso tempo, che gli ha dedicato Eugenio Scalfari, in prima pagina su La Repubblica. Allora la voglia mi è passata. Che dire, che fare?
UNA CERTEZZA: SU PRANDELLI E NAZIONALE
Non so come finirà Italia-Bulgaria di stasera, probabile la vittoria degli azzurri. Ma certo è che una sciocchezza Prandelli l’ha commessa, nel lasciar intendere che vuol mollare la Nazionale dopo il mondiale in Brasile nel 2014. Ormai siamo abituati a tutto, ai due papi, al presidente della Repubblica che bissa il suo mandato, ma questa no, non ci voleva. L’esternazione di Prandelli provocherà terremoti forse insostenibili nel mondo del calcio su questo trilemma!… Con quale club si accorderà o si sta già accordando Prandelli? “. Quanti grandi allenatori pensano e si concentreranno sul sogno di prenderne il posto? Allegri, onest’uomo, lo ha già detto – per quanto riguarda se stesso, e chissà come al Milan la prenderanno. 3. E i calciatori azzurri come si comporteranno, sapendo che saranno guidati da un altro, tra un anno?
06-09-2013
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