Luigi Di Maio sarebbe pronto a licenziare il ministro dell’economia Tria e a sostituirlo con Andrea Roventini, professore associato alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, attualmente in trasferta come ricercatore provvisorio all’Università Sorbonne. A Otto e mezzo, Roventini ha detto: «Stare chiuso in un ufficio a scrivere articoli senza mettere in pratica le proprie idee non è quello a cui penso», e alla domanda di Lilli Gruber: «C’è la possibilità che lei sia chiamato a fare il ministro se Tria si dimette?» ha risposto: «Vediamo gli sviluppi». Roventini è un forte sostenitore del reddito di cittadinanza, da finanziare con patrimoniali, e un nemico dichiarato della flat tax. [Napolitano-De Francesco, da Il Giornale].
OGGI VI DICO CHE… FAKE NEWS
“Le vere notizie sono le cattive notizie.”
(Marshall Mc Luhan)
“Le notizie false della storia nascono certamente spesso da osservazioni individuali inesatte o da testimonianze imperfette, ma questo infortunio iniziale non è tutto e in realtà in se stesso non spiega nulla. L’errore si propaga, si amplifica e vive solo a una condizione: trovare nella società in cui si diffonde un brodo di cultura favorevole.”
(Marc Bloch, storico francese)
“Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera.”
(Jorge Luis Borges)
“3 aprile 2017: Page, Zuckerberg e Wales annunciano una guerra congiunta alle “fake news”. Effetto immediato: chiusura di Google, Facebook e Wikipedia.”
(Mauro Lanari, aforista)
” Il problema con le citazioni che si trovano su internet è che è difficile verificarne l’autenticità.”
(Abraham Lincoln)
ATTUALIZZANDO… CONTESTATA UNA CITAZIONE DI CAVOUR
Da Anteprima di Giorgio Dell’Arti: “Leggo nella bella newsletter di Cesare Lanza (Alle cinque della sera) una frase attribuita a Cavour: «Che cos’è l’uomo più felice senza la fede? Un fiore in un bicchiere d’acqua, senza radici e senza durata». Non mi torna né come stile né come concetto, Cavour parlava e scriveva in francese, ed era del tutto privo di tormenti religiosi. Chiedo a Cesare dove l’abbia trovata, e viene fuori che è diffusissima su una quantità di siti internet, che si sono evidentemente copiati uno con l’altro e nessuno dei quali indica la fonte. Chiamo allora Rosanna Roccia, ultima curatrice dell’Epistolario di Cavour (33 volumi), e ha le mie stesse perplessità: la frase non le risulta minimamente, semplicemente, anche secondo lei, non solo non è di Cavour, ma «non è Cavour». Qualcuno ne sa qualcosa? Sarebbe interessante ricostruire il percorso di questa fake-news.”
DI PIÙ…
Ieri, da Dell’Arti (sapete quanto lo stimi, detesta anche più di me le sciatterie) avevo ricevuto questa lettera: “Allora, ho parlato con Rosanna Roccia, ultima curatrice dell’Epistolario di Cavour (33 volumi) e curatrice pure dei tre volumi dell’Epistolario di Rattazzi. La frase le suona del tutto nuova, è d’accordo con me che Cavour non si esprimeva così, esclude che faccia parte di un discorso parlamentare, l’epistolario è quasi tutto in francese eccetera. Sarà quindi la solita bufala di Internet, però Rosy farà comunque un’ulteriore ricerca, appena avrà licenziato il lavoro su cui è impegnata adesso. Rosy, che prima della pensione dirigeva l’Archivio di stato di Torino, meriterebbe un pezzo, fa tutto da sola, per pura passione e senza guadagnar nulla, se ne stanno in cucina lei e il marito, lui batte sul computer e lei detta, tu capisci in che mani meravigliose sono finiti Cavour e Rattazzi?” Capisco, mi commuovo e rendo onore. Per fortuna, in Italia ci sono ancora personaggi meravigliosi come la signora Rosanna Roccia. E cresce la mia stima anche per Dell’Arti che (non lo sapevo) a Cavour ha dedicato due libri e appassionati studi.
A GENOVA… BASTA MUSSE!
C’è un signore di Genova, nominato portavoce dalla comunità della valpolcevera, esasperata – dopo quasi due mesi ! – dal ritardo del governo nel fronteggiare (ricostruzione, risarcimenti, varie emergenze) la tragedia del ponte crollato il 14 agosto. Quel signore si chiama Franco Ravera ed è un genovese tipico: sobrio, di poche parole, vestito in modo dignitoso e grigio, con venature di malinconico umorismo. Insomma, un personaggio simile all’indimenticabile Gilberto Govi più che a Rocco Casalino. Ha incontrato il ministro Toninelli, ha ascoltato con educazione il suo discorso, la retorica, le ripetute promesse, frasi e slogan privi di concretezza. Alla fine lo ha folgorato cosi: “Ministro, siamo stanchi. Basta musse!”
LA MUSSA E I DINTORNI
Trovo meraviglioso l’episodio. La mussa, nel dialetto genovese, é la fica, tanto per essere chiari. Ma, al plurale, significa bugie. Un po’ come balle. La balla infatti è il coglione, le balle al plurale non solo sono usate per dire coglioni (“mi hai fatto girare le balle”), ma anche per dire bugie, sciocchezze.
L’aspetto divertente è che i telegiornali non erano al corrente del significato di mussa: perciò, a lungo, hanno trasmesso letteralmente l’espressione usata da Franco Ravera. Poi sono stati informati e, prudentemente, hanno tradotto e sostituito musse in bugie.