“Non mi sento a mio agio in posti dove la priorità di uomini e donne è il successo, il denaro e il modo migliore per esibirlo” (Laura Pausini, da un’intervista al “Secolo XIX”, 2004).
ATTUALIZZANDO… E’ FINITA LA TENDENZA CAFONA.
Mi piace questa dichiarazione della famosa cantante Laura Pausini perché, in tempi non sospetti, stigmatizza un certo modo cafone e incolto di intendere la vita. Da sempre preferisco il confronto, anche aspro e drastico, tra le idee, piuttosto che sulla cilindrata della propria automobile o sulla preziosità dell’orologio (magari esibito al polso destro, come faceva Gianni Agnelli, contro le consuetudini). E’ una tendenza – o una vocazione?- che ha fatto molto male al nostro Paese. Da lì nasce un certo diffuso cinismo della classe dirigente: non a caso ancora Agnelli amava la celebre battuta “Non è vero quel che è vero, ma è vero quel che appare”. In politica sempre meno abbiamo vissuto confronti tra idee e intelligenze, ma ci siamo goduti il gossip che trascinava in camera da letto la politica, la finanza e l’economia, le Istituzioni. Il risparmio ha ceduto il posto allo spreco, i privilegi tollerabili dovunque da che mondo e mondo hanno lasciato (anziché essere controllati e ridimensionati) campo libero alla più sfrenata corruzione, e così via. Soprattutto sono scomparse ironie e autocritica, esibizionismo e cialtronerie (legate alla ricchezza e al successo, per citare ancora la brava cantante).
Io credo che quella stagione si stia esaurendo, sotto la spinta dell’indignazione popolare. E che il rispetto della persona, previsto perfino dalla Costituzione, o tra le persone, possa lentamente e faticosamente riprendere la sua sacrosanta priorità. Non sarà un percorso facile.
GAD LERNER: PERCHE’ SCARONI ALLA FESTA DEL “FATTO”?
Questa è la domanda che Gad ha posto nel suo blog, stuzzicando e giustamente irritando il quotidiano diretto da Antonio Padellaro e Marco Travaglio. E la curiosa esternazione del giornalista (veleno? gelosia? rivalità?) conferma quanto ho scritto sopra, che al recupero del rispetto della persona – indispensabile e inevitabile – arriveremo certamente, ma con molta fatica.
Vorrei premettere che Lerner rappresenta tutto ciò che detesto, e tuttavia mi è simpatico. Lo detesto per i suoi pregiudizi, l’aggressività preconcetta che si esplicita fin dal ghigno feroce con cui la esercita, i suoi atteggiamenti di insopportabile censore, l’istinto alla cattiveria, l’impurità del gusto con cui si scaglia contro il Potere e con cui pudicamente si gode di frequentazioni con i Potenti, a cominciare dalle gite in barca (se non mi sbaglio e in tal caso chiederei venia fin d’ora, fatto sta che non ho simpatia per la navigazione da diporto, o di qualsiasi altro tipo) con il suo editore, Carlo De Benedetti. Mi è simpatico però perché è intelligente, perché ha il piacere di andare controcorrente anche se a senso unico, e anche perché piace alle donne (confesso sia un’invidiuzza antagonistica, sia un sincero apprezzamento) e le seduce clamorosamente non senza quel pizzico di maschilismo che abitualmente, con varie invettive, combatte. Aggiungo che Lerner mi ha invitato qualche volta al suo programma preparando un agguato alla televisione che all’epoca facevo. Mi immaginavo gli agguati, ma accettai ugualmente, per masochismo e/o per vanità, e mi difesi come potevo (record di ascolti, senza ringraziamenti).
Premesso questo, andiamo alla domanda che ha turbato Gad. A me sembra semplicemente che la presenza di Scaroni, presidente dell’Eni, alla manifestazione del Fatto Quotidiano, sia un bel momento di confronto. Due mondi, due linguaggi, due impostazioni politiche e infine anche due poteri assolutamente diversi (stabile quello del manager, in crescita quello del giornale). Qual è il problema? Perché Lerner arriva a scrivere, addirittura, di “complicità”? Forse perché, questo è il suo nervo scoperto, si sente un galletto da eterno combattimento e odia qualsiasi tipo di confronto esercitato in maniera civile? L’intervista di Stefano Feltri e Padellaro è stata condotta in maniera ineccepibile, Scaroni ha risposto a tutte le domande, anche insidiose, su terreni impervi e scabrosi. E allora?
Io ritengo che Scaroni (lo aveva già apprezzato in un’intervista a Nicola Porro in tivu, questa estate) abbia fatto benissimo a misurarsi apertamente, con sicurezza di se stesso. E benissimo vanno accolte e giudicate le “aperture” di un giornale, che nasce come un foglio di rigidissime opinioni, ad allargare la sua attenzione e a ospitare personaggi che hanno tutt’altre storie alle spalle.
IL PAPA RISPONDE A SCALFARI! E NON ERA UNO SCHERZO…
Su “La Repubblica”, Francesco con una lunga lettera ha risposto a due articoli pubblicati da Eugenio Scalfari sul tema della fede e del rapporto con la Chiesa da parte di chi non ha fede. E anche questo è un grandioso, inaudito momento di confronto. Mi piace infinitamente che questo pontefice in prima persona si adegui a quel fondamentale indirizzo di trasparenza, che predica pressoché quotidianamente. E’ un Papa che parla come uno di noi, che non contribuisce ad alzare steccati, ma abbatte le barriere. Grande. Ed è evidente che egli ha scritto non tanto a Scalfari, ma a ciò che Scalfari ha proposto come tema, che riguarda – da sempre – miliardi di uomini agnostici. Da questo tema, come ho scritto spesso in questa estate, sono attratto in maniera quasi lancinante.
Francesco entra nei contenuti. Scalfari invece, come spesso gli succede, ne fa una questione di vanto personale: il suo scoop giornalistico è indiscutibile, ma la questione di Dio e della fede è ben più importante. Scrive e riscrive il fondatore de “La Repubblica”, che ormai fortunatamente ha lasciato – da lustri – il timone a Ezio Mauro: “Non sono credente e non cerco Dio”, “Dio, secondo me, è un’invenzione consolatoria della mente degli uomini”. Io non la penso così, non sono credente, ma cerco Dio perché cerco risposte alle domande sul non senso della vita, risposte impossibili con il sostegno della mente e della scienza, ma risolvibili forse con il cuore e con la fede.
Sento, come tanti, Francesco come un pastore sensibile e generoso. Mi commuove. Sento Scalfari troppo vanitoso e autoritario perché lo segua, anche se si definisce “pecora smarrita”. Sorrido perché Scalfari fu vittima di uno strepitoso scherzo: gli fecero credere (al telefono, non so se con la voce dell’irresistibile Paolo Guzzanti) che Wojtyla lo stava aspettando, per un’udienza personale e importante. Stavolta, caro Fondatore, non è stato uno scherzo. Quindi ti prego di prendere un coltello (virtuale) e di affondartelo nelle viscere; e poi di rispondere, tu che certamente hai tante cose da dire, ricambiando, se non la profondità, almeno la sensibilità e il rispetto che Francesco ti ha regalato.
11-09-13