OGGI VI DICO CHE… LA SALUTE, QUELLA PIANTA RARA

“La salute è una pianta rara di cui i medici non sono ancora arrivati a distruggere la specie”. (Pierre Véron)

ATTUALIZZANDO… PER LA MIA SALUTE? NO, PER LA SALUTE DI TUTTI

Ornella MelogliTemo di avervi fatto un paio di maroni così (francesismo lombardo) con le reiterate allusioni alle mie condizioni di salute. E allora mi farò perdonare: sono fuggito dalla noia della presunta convalescenza, da oggi di nuovo a Roma più vispo (mentalmente, spero) più di prima. E ho trovato, nella mia sterminata collezione di ritagli di giornali, un’intervista di Roberto Gervaso alla professoressa Ornella Melogli, internista, che insegna (o insegnava) all’Università “Vita e salute” dell’ospedale San Raffaele di Milano. L’intervista è del 17 febbraio 2008, ovvero di otto anni fa! Passano gli anni, ma otto son lunghi – cantava Celentano per il ragazzo della via Gluck. Oggi cercherò la professoressa e vi informerò. Intanto, vi spiego perché questa intervista mi ha tanto colpito e penso che debba essere di grande interesse per tutti: la Melogli si è espressa con parole che considero l’essenza di ciò che mi aspetto da un medico! Perché è vero che “la natura non tollera una salute inguaribile”, come dice Thomas Bernhard. Fin dal titolo, l’intervista era promettente: “Il bravo medico? Cura l’uomo e non solo la sua malattia”. In sintesi, il resto (una paginata): “La Melogli ritiene fondamentale la capacità di ascoltare i malati”. “Fiducia: per avere la collaborazione del paziente, il medico deve conquistarne la fiducia. Per questo deve sempre dirgli la verità, tenendo conto del suo carattere”, “Fermezza: La donna, apparentemente più fragile nella fase diagnostica, mostra poi durante la malattia una fermezza e una risolutezza superiori a quelle dell’uomo”, “La diagnosi precoce dà al paziente maggiori possibilità di guarigione”, “Stress: molte malattie nascono nella mente, come l’ulcera gastrica indotta dallo stress.”
Ma il gioiello mi sembra questo: “Delirio. Ognuno di noi porta con sé un delirio di invulnerabilità, finché non si ammala”. É il mio caso e credo che milioni di persone si identifichino in questa analisi. Fino a vent’anni mi consideravo immortale. Poi a poco a poco mi sono abituato all’idea che la Sparviera (così la chiamo, era il titolo di un bellissimo libro di Gianna Manzini) prima o poi verrà a chiudere la partita. Mi auguro senza dilaniarmi con i temuti artigli. E all’amico Roberto Gervaso, citazionista e amante di aforismi come me, dedico questi due pensieri: 1. “Ho tanto bevuto alla salute degli altri che ho finito con il perdere la mia” (W.C. Fields). 2. “Nulla è più fatale alla salute che averne una cura eccessiva” (Benjamin Franklin).

DALLA PARTE DI BEPPE GRILLO

GrilloLa copertina de “L’Espresso” è dedicata a Beppe Grillo col titolo: “Grillo dove vai”, e con questo sottotitolo: “Il suo nuovo show a teatro rivela un uomo onesto ma in crisi. Stanco di essere leader ma prigioniero del suo ruolo. Specchio di un partito che si è radicato nel Paese ma ha paura di governare.” L’articolo è di Michele Serra e fa il paio con uno, simile, firmato da Sebastiano Messina, importante giornalista, su “La Repubblica”. Simile, ma con una differenza pessima, almeno per il mio modo di sentire. Messina è limpido, il sarcasmo della sua stroncatura è forte e puro, la perfidia, anche se non la condivido, ha il profumo della qualità giornalistica. É una posizione. L’articolo di Serra è ambiguo, mi sembra pensoso ma falso, soprattutto quando allude all’amicizia perduta con Grillo, a rancori, equivoci, risentimenti non chiariti. In poche parole, Messina è vero, Serra è strascicato: sembra un’esercitazione letteraria, in cui il suo ego puntualmente prende il sopravvento, una rivincita. Mah! Serra, buon giornalista e creativamente (in passato) estroso se non geniale, è un tipico frutto della nostra società adulterata, anche nella cultura, da pregiudizi snob, efferati sentimenti di superiorità: è quello che tiene una rubrica su “La Repubblica”, senza titolarla: come se ci fosse il dovere, da parte dei lettori, di leggerla, senza un’introduzione al contenuto. Comunque, vorrei dire: 1. Non frequento Grillo, non ho niente da chiedere né a lui né al suo movimento. Excusatio non petita?… No, conosco i miei polli: ci sono troppi mal pensanti, dovunque (anche tra i grillini, eh), quindi meglio spazzar via le inevitabili malizie. 2. Grillo è nella storia del nostro Paese, bisogna che i suoi sferzanti critici, avversari ostinati, ex amici e varia compagnia, se ne facciano una ragione. 3. Beppe è in crisi? Premesso che diffido degli uomini che non conoscono né crisi né dubbi, penso che il bello sia ancora da venire. 4. Ma perché non si parla delle mille crisi che affliggono l’Italia? Crisi non esistenziali, non di identità (come quella che gioiosamente viene attribuita a Grillo), ma crisi micidiali che si ripercuotono sulla vita dei cittadini, ogni giorno: tante crisi provocate da quei politici con cui i grillini non vogliono avere nulla a che fare; tante crisi che nessun politico è riuscito, finora, a risolvere in modo stabile. Forse i grillini potrebbero riuscirvi, ma la loro difficoltà è visibile è apprezzabile: il problema è riuscire a partecipare al governo, almeno in occasioni cruciali (la presidenza della Repubblica!…), senza sporcarsi le mani.

BERLUSCONI E LA FIGLIA (MAMMA) MARINA

silvio_marinaHo scritto, come regalo di Natale, un piccolo libro dedicato – fin dal titolo – a mia figlia Marta: tra le mie preoccupazioni c’era quella di non far torto agli altri quattro figli, di evitare gelosie, disagi, incomprensioni. Poi ho pensato che si deve fare ciò che si vuole fare, con cuore puro: la sincerità è determinante, gli altri figli hanno capito o capiranno. Scrivo questo perché sono rimasto colpito da un passo di un’intervista a Silvio Berlusconi, nel programma dedicato alle madri di Myrta Merlino (tra parentesi, la conduttrice sta crescendo: non è una purosangue, presume purtroppo di esserlo e questa considerazione di sé la porta ad evitabili svarioni; negli ultimi tempi mi sembra tuttavia che si stia sforzando di correggere alcuni difetti strutturali del suo modo di condurre). Dunque Myrta ha chiesto a Berlusconi che cosa fosse cambiato dopo la scomparsa della sua adorata mamma Rosa. Silvio ha risposto con un lampo, oserei dire inatteso, di sincerità: ha detto che si è intensificato il suo rapporto con la primogenita, Marina. Così come parlava molte volte al telefono con la mamma, oggi Berlusconi ha confidato di parlare molte volte con Marina, di confidarsi, di chiedere e dare consigli… “Sono felice” ha detto “di aver trovato una figlia-mamma”. Anche Berlusconi ha cinque figli e subito ho pensato: cosa penseranno gli altri quattro? Forse molti telespettatori avranno avuto analoghi pensieri. Posso dire che sono felice che Marina, che stimo molto, sia all’altezza di un compito tanto importante; apprezzo molto che Berlusconi abbia concesso pubblicamente questo momento di verità. E mi piacerebbe registrare altre opinioni.

cesare@lamescolanza.com
09.02.2016