Alberto Bagnai, Roberto Burioni, Raffaele Cutolo, Sergio D’Antoni, Emily Dickinson, Gonzalo Higuain, Lucrezia Lando, Ezio Luzzi, Wanda Nara, Peppino Prisco, Giuliano Turone.
MORTI: Averroè, Karl Drais (inventore della bicicletta), Alfred Nobel, Nuvola Rossa, Augusto Pinochet, Luigi Pirandello, Paolo Uccello, Ed Wood.

POESIE.. COMUNQUE, PASTA

“Penne, ziti, fettuccine,
bucatini e poi linguine,
sedanini, rigatoni,
vermicelli, tortiglioni;
poi fusilli e pappardelle,
tagliolini e tagliatelle,
le lasagne, le trenette,

conchiglioni e orecchiette;
mezze maniche, stelline,
strozzapreti e farfalline,
cappellini, cappelletti,
gran finale di spaghetti!”

(La Filastrocca della Pasta è stata scritta da Jolanda Restano in occasione della Giornata Mondiale della Pasta (World Pasta Day) che cade ogni anno il 25 ottobre)

IL SORRISO…. I GUSTI DI MAZZINI

Qual era il piatto preferito di Mazzini?
– Gli spaghetti alla carbonara

INCREDIBILE. I MAIALI IN CINA

Maiali
«In Cina, il colosso della carne suina, Muyuan Foods, sta completando il più grande allevamento di maiali del mondo: 21 edifici multipiano capaci di ospitare 84mila scrofe con relativa prole, e garantire una produzione stimata in 2,1 milioni di suini l’anno. La nuova fabbrica di maiali in costruzione in una zona rurale vicino alla città di Nanyang, nella Cina centrale, sarà circa dieci volte più grande del tipico allevamento intensivo degli Stati Uniti d’America. Saranno implementati sistemi di alimentazione intelligenti con la sterilizzazione del mangime e robot per la pulizia del letame. Telecamere a infrarossi rileveranno la febbre dei maiali. Il colosso cinese, nato nel 1992 come piccola fattoria familiare, ha in programma investimenti miliardari, con la pianificazione di 55 nuovi allevamenti di suini su mille ettari» [Mercuriali, ItaliaOggi].

OGGI VI DICO… LA PASTA

“La vita è una combinazione di magia e pasta.”
(Federico Fellini)

“Una donna che sa fare la pasta a regola d’arte ha un prestigio che resiste anche oggi a qualsiasi altro richiamo dei tempi.”
(Sofia Loren)

“Macaroni.. m’hai provocato e io te distruggo! Macaroni, io me te magno!”
(Alberto Sordi in “Un americano a Roma”)

– Non pigliare la pasta grossa che non la digerisco.
– Tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabbasso.
(Totò, Miseria e nobiltà)

“La filosofia non si trova solo nei trattati dei professori che ne portano il nome. C’è una filosofia anche nell’uso degli spaghetti.”
(Giuseppe Prezzolini)

LA CARBONARA IN ROMANESCO

Se provate a cucinare la pasta alla carbonara secondo i comandamenti di un cuoco, in romanesco… Premetto che in questa nota quotidiana cerco di evitare, quando è possibile, argomenti catastrofici e privi di un minimo di lievitâ e di speranza: è già tanto difficile impegnarsi a rispettare (e anche capire!) gli innumerevoli e mutevoli decreti restrittivi, anti pandemia, del nostro governo! Ed è vero anche che non tutti gli italiani sono buongustai, per ristrettezze economiche o ragioni di salute. Perciò oggi vi dedico le istruzioni per un bel piatto povero e semplice, la pasta alla carbonara. Sul web ho trovato “i 10 comandamenti” elaborati da un cuoco romano, con il suo linguaggio ricco di umorismo. Eccoli, e buon appetito.

I COMANDAMENTI: SEMPRE PECORINO

1. Usa sempre er guanciale. Si volevamo er bacon annavamo in America.
2. Niente parmigiano, solo pecorino. Chi dice metà e metà c’ha quarcosa da nasconne.
3. Nun coce l’ovo. Mejo n’infezione che na frittata.
4. Niente ajo e niente cipolla, nun stai a fa er ragù.
5. Nè ojo, nè buro, nè strutto. Hai da fa’ spurgá er guanciale.

MAI PEPERONCINO

6. Niente peperoncino. In Calabria ce vai st’estate.
7. Non usare altre spezie al di fuori der pepe. Si nun te sta bene vai a cena dall’indiano.
8. Chi mette ‘a panna dovrebbe annà in galera.
9. Nun dì mai ‘carbonara’ e ‘vegana’ nella stessa frase.
10. Tonnarelli, spaghetti, bucatini, rigatoni. Va bene tutto, basta che non fai scoce ‘a pasta.
Cosa posso aggiungere? Qualcosa sul nome di origine, si racconta che fu chiamata carbonara pensando ai boscaioli (molti erano laziali) che lavoravano sugli Appennini raccogliendo legna per farne carbone. Ma ci sono molte altre ipotesi: chissà, ne riparleremo?




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